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L'Italia fascista è linguaggio, violenza, idea del corpo, rabbia. Una combinazione di sentimenti e rivendicazioni che si è formata negli anni dieci, quando l'Italia è andata in Libia, si è consolidata nel 1915, quando il paese si è interrato nelle trincee, e ha trovato espressione nel 1919, quando ne è uscito convinto di essere una potenza incompresa. Il libro si propone di fotografare il fascismo delle origini: la costruzione di un movimento e di un'identità nati soprattutto sull'idea di riscatto. Il fascismo, prima ancora di farsi regime, ha prodotto un immaginario, un lessico politico, un'idea di gruppo e di nazione. Il 13 luglio 2020 cade il centenario dell'incendio del Narodni dom: il centro culturale degli sloveni triestini dato alle fiamme dai fascisti. Un evento che costituisce il primo atto di discriminazione, con cui si prefigura e declina il sentimento "prima gli italiani". Ripercorrere quel decennio, che va dagli inizi degli anni dieci del Novecento al momento in cui il Movimento dei Fasci diventa Partito nazionale fascista (1921), significa ricostruire l'accaduto - analizzando tre ambiti privilegiati di ricerca: le Pratiche, le Culture, gli Immaginari -, ma significa anche chiamare in causa noi stessi oggi. Esplorare quella galleria di immagini che ci teniamo dentro, spesso inconfessate e relegate ai bordi rimossi di un passato con cui fare i conti.